Dietro il sorriso tranquillo e la freddezza in campo, Jannik Sinner ha vissuto uno dei periodi più bui della sua vita. Il campione italiano, amato per la sua compostezza e determinazione, ha quasi lasciato tutto. Tennis, sogni, futuro. Durante la controversia sul doping che ha messo in discussione non solo la sua carriera ma anche la sua integrità, Sinner si è trovato solo, messo all’angolo da uno sport che per anni era stato casa.
“Mi guardavano in modo diverso,” aveva detto in un’intervista, riferendosi agli sguardi freddi nei corridoi e agli spogliatoi. Ma c’era una persona che non ha mai smesso di credergli: Anna Kalinskaya. La sua compagna, anche lei tennista professionista, è stata la sua unica costante in un momento in cui tutto il resto sembrava crollare.
Le notti erano lunghe, spesso insonni. Il peso dell’ingiustizia lo schiacciava, e il silenzio attorno a lui diventava assordante. In quei momenti, l’unico conforto era una chiamata — o un messaggio — di Anna. Lei ascoltava, non giudicava. Gli ricordava chi fosse davvero, oltre i titoli, oltre gli errori.
In un mondo dove ogni caduta è amplificata e ogni debolezza interpretata come colpa, l’amore silenzioso e presente di Anna è stato ciò che ha tenuto Sinner in piedi.
Oggi Jannik torna in campo, più forte forse non solo nel braccio, ma nel cuore. Perché dietro ogni atleta c’è una storia che non vediamo. E a volte, è l’amore che lo salva.